Quanto ci costa il bisogno di essere amati a tutti i costi?

UNA PAURA COMUNE

“Ho paura di cambiare, di stare meglio. Vorrei farlo ma temo di non riuscire a tollerare le parole dell’altro su di me.”  La paura del commento dell’altro può diventare paralizzante ed impedire alla persona di scegliere e di agire sulla propria vita, può portare ad amare meno se stessi per paura di non essere amati dagli altri. Quella che ho raccolto durante un colloquio è una sofferenza profonda, che parla di una paura al tempo stesso molto comune, nota a tutti noi: la paura del giudizio.

Capita a tutti di sentirsi agitati sapendo che l’altro sta parlando di noi o che l’altro ci deve giudicare. Abbiamo, come essere umani, bisogno di essere accettati e amati; si tratta di un bisogno essenziale (A. Maslow, 1973) nonché di una risposta evoluzionisticamente determinata, ovvero ricercare il gruppo sociale serve all’uomo per sopravvivere. Il giudizio, essendo ciò che l’altro esprime su di noi, può portare all’accettazione o meno di una o più parti di noi. Temere di essere giudicato su un aspetto, su una parte di sé, esterna o interna, corrisponde al timore di non essere accettato, di essere escluso o umiliato e questo può essere percepito come pericoloso.

IL DISTURBO D’ANSIA SOCIALE

La paura del giudizio può diventare talmente intensa da portare ad evitare situazioni sociali, per il timore di affrontare le interazioni con altre persone, o ad evitare di uscire di casa se non quando è strettamente necessario. L’evitamento, che può essere inizialmente una strategia per affrontare le situazioni difficili, fornisce un sollievo momentaneo, che nel tempo va a confermare la necessità di evitare la determinata situazione e restituisce alla persona l’idea di incapacità di gestione della stessa; così la paura prende ancora più potere. Tale paura, quando intensa e persistente, rientra tra i disturbi d’ansia e viene definita dal Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi Mentali (APA, 2014) come fobia sociale o disturbo d’ansia sociale. Sono multifattoriali le cause dell’insorgenza del disturbo, il cui nucleo patologico è rappresentato da una marcata sensibilità verso il giudizio degli altri. Anche se tutti temiamo il giudizio, per alcuni la paura diventa angoscia, fino a bloccare ogni iniziativa della persona.

Le relazioni con le persone significative della nostra vita influenzano la percezione di noi stessi; se c’è stata una ripetuta mancanza di apprezzamento e di sostegno da parte di importanti figure di cura, è più probabile che si diventi maggiormente sensibili al giudizio degli altri in quanto manca una base di fiducia in sé stessi. Se in famiglia ci si è sentiti continuamente sotto osservazione, criticati o puniti, spesso si interiorizza un modello difficile da contrastare. “Non valgo”, “Non sono importante”, “Non ce la faccio” sono convinzioni negative ben radicate ed accompagnate da emozioni dolorose come il senso di colpa, la rabbia e il disprezzo. Le voci critiche degli adulti diventano voci interne, danno origine a “giudici interiori” estremamente severi, che criticano costantemente, provocando insicurezza e ansia, che diventano protettive per la persona quindi resistenti al cambiamento.
L’impatto del “giudice interiore” si estende anche alle interazioni sociali, diventando un ostacolo alla formazione o al mantenimento delle relazioni sociali.

L’IPERSENSIBILITA’ AI FEEDBACK DELL’ “ONLIFE

Se pensiamo ai social network, dove l’approvazione degli altri è elemento strutturale del sistema, l’attenzione a ciò che pensano gli altri di noi è costante e la paura del giudizio degli altri può diventare estrema. Il sentirsi obbligati a pubblicare solo ciò che pensiamo possa piacere agli altri può generare un bisogno estremo di essere impeccabili, di apparire “perfetti”. Nell’ “onlife”, vita connessa, dove il virtuale è reale, si innesca così una “gara” alla perfezione, nell’illusione che sia possibile piacere a tutti, che da un lato impone standard di perfezionismo sempre più elevati e dall’altro genera un timore sempre più forte del giudizio negativo. Le critiche sui social sono ancora più impattanti di quelle “dal vivo” perchè possono arrivare in grandi quantità e perchè “ti seguono” ovunque e ne rimane traccia potenzialmente per sempre. Gli adolescenti, per la vulnerabilità propria della fase di vita e per tempo di esposizione ai social,  sono particolarmente esposti all’effetto negativo dei commenti sui social, quando per effetto negativo si intende anche il riscontro negativo inoltre indiretto che si verifica tramite il paragone della propria immagine con quelle degli altri sui social.

L’ACCETTAZIONE DI SE’ E L’ASSENZA DI GIUDIZIO

Esperienze di relazioni in cui si sperimenta l’ascolto senza giudizio, come quella terapeutica, possono riparare le ferite relative ad altre esperienze relazionali. L’ascolto privo di giudizio, che può arrivare dall’esterno per poi diventare interiorizzato, porta all’accettazione. Mi accetto se ascolto e accolgo sia le parti di me che mi piacciono che quelle che considero meno gradevoli, contrastando l’idea che per stare meglio con sé stessi e con gli altri ci si debba trasformare in “una versione migliore”. Nell’accettazione si è aperti alla comprensione, di conseguenza  si comunica più efficacemente e si rendono possibili perturbazioni all’interno delle relazioni che possono generare i cambiamenti desiderati. Così come in negativo la paura della non accettazione passa dalla non accettazione di sé, in positivo l’accettazione di sé rende più tollerabile e meno spaventoso il giudizio degli altri.

BIBLIOGRAFIA

  • American Psychiatric Association, Ed. it. Massimo Biondi (a cura di), DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2014. ISBN 978-88-6030-661-6
  • Dalai Lama, Goleman, D. (1998) Le emozioni che fanno guarire. Mondadori
  • Maslow, Abraham H., (1973) Teoria della motivazione umana. Milano: Pirelli, 1973

Dott.ssa Francesca Lacchini Psicologa psicoterapeuta

2024-10-09T18:05:32+02:00