“Ero andata a fare la visita di controllo mensile dalla ginecologa. Ricordo che fuori era una bella giornata, c’era il sole e sugli alberi stavano spuntando i primi boccioli. Ricordo anche che dopo la visita sarei dovuta andare ad organizzare la lista di nascita con mio marito. Ma lo sguardo della ginecologa tutto ad un tratto si fa cupo, ed il mio cuore inizia a battere all’impazzata. “Sento la sonda dell’ecografo che spinge un pò più forte sulla mia pancia.. e poi quella frase: “Signora mi dispiace non c’è più battito”. Da quel momento tutto è diventato in bianco e nero, non ci sono più suoni, se non quella frase. La mia vita non potrà essere più quella di prima, non riuscirò più a sorridere”.
“Quando ho iniziato ad avere le contrazioni ricordo che ero spaventata e felice al tempo stesso. Da lì a poco avrei abbracciato la mia bambina, Anna. E’ stato un parto semplice. Aveva il visino rosa, le ostetriche me l’hanno appoggiata sopra il mio seno e lei mi guardava con quegli occhietti. Io e il mio compagno piangevamo dalla gioia. Ma quel pianto ben presto si è trasformato in disperazione. All’improvviso Anna ha iniziato a fare una smorfia strana, ha chiuso gli occhi… io non riuscivo a capire cosa stesse accadendo. Le ostetriche l’hanno presa e portata in un’altra stanza. Ed io stavo lì ammutolita, paralizzata: volevo alzarmi ma le gambe non si muovevano, volevo urlare “riportatemi la mia bambina!” ma non riuscivo… la mia bambina dopo pochi minuti non c’era più. Come faccio a sopportare un dolore del genere? La mia vita non ha più significato senza di lei”.
Queste sono soltanto alcune delle storie di lutto perinatale che ho accolto in questi anni di lavoro come psicoterapeuta.
Che cos’è il lutto perinatale? E’ la perdita del bambino dalla 28esima settimana di gestazione fino al primo mese di vita. Dal concepimento alla 27esima settimana di gestazione invece si parla di lutto prenatale. La differenza è soltanto nei termini utilizzati, non nell’esperienza di profondo dolore che caratterizza entrambi gli eventi.
Ogni lutto ha fisiologicamente una durata che va da un minimo di 6 mesi ad un massimo di due anni. E’ un percorso che vede l’individuo, impegnato ad attraversare varie fasi: dallo shock iniziale si passa alla negazione, “Non può essere successo proprio a me”; si possono provare sentimenti di rabbia e di profonda tristezza, fino ad arrivare all’accettazione della perdita e alla riorganizzazione. La durata, l’intensità, il passaggio da una fase all’altra sono uniche per ogni individuo. Pur essendo caratterizzato da una vasta gamma di emozioni che non lo differenziano da altri lutti, Il lutto in gravidanza o dopo il parto ha una complessità diversa: innanzitutto è scarsamente riconosciuto dalla società. Ciò può provocare un ulteriore trauma nel trauma e far sentire la coppia che subisce tale evento un grande senso di solitudine e di stigmatizzazione. Da parte di amici e familiari stretti infatti sembra attivarsi una sorta di corsa alla negazione della perdita – “Non era neanche un bambino, non era nemmeno tutto formato!” o ancora “Dai sono cose che capitano, soprattutto nelle prime gravidanze! Siete giovani potete avere altri figli!”. Sembra esserci una fretta di “metteteci una pietra sopra” e consigliare quel “chiodo schiaccia chiodo” come unica soluzione per far finta che quel bambino/a non sia mai esistito/a.
Un ulteriore aspetto che rende il lutto perinatale complesso, è la colpa che spesso affligge i genitori, soprattutto la donna: la colpa di non esser riuscita a proteggere il bambino, la colpa di non avere un corpo in grado di accoglierlo, la colpa di “non aver fatto abbastanza”. Accanto a questa si possono celare profondi sentimenti di vergogna: sentirsi sbagliate, diverse rispetto alle altre donne che sono riuscite a portare avanti una gravidanza, vergogna di aver fatto qualcosa che ha messo in pericolo il piccolo/a.
La psicoterapia svolge un ruolo importante nel supportare le famiglie, la coppia colpita da questo lutto. La stanza di terapia offre uno spazio sicuro in cui i genitori possono esprimere le proprie emozioni senza giudizio, possono sentirsi sostenuti e sostenersi a vicenda nel processo di guarigione. Infine la psicoterapia può aiutare i genitori a pianificare un percorso per la loro vita futura, nonostante il dolore per la perdita subita.
Non posso terminare questo articolo senza ricordare che il 15 di Ottobre si celebra in tutto il Mondo il Baby Loss Awareness day, la giornata dedicata alla sensibilizzazione sul tema della perdita del bambino tanto atteso e sulle sue implicazioni in termini di salute e benessere psicofisico delle donne e dei partner, promosso in Italia dall’associazione Ciao Lapo, fondata nel 2006 dalla psichiatra psicoterapeuta Claudia Ravaldi con l’intento di dar voce ad un dolore da sempre taciuto e tenuto nascosto. Come afferma la nota dottoressa: “Non si può curare la morte, ma è possibile prendersi cura del dolore che resta”.
Dott.ssa Incerpi Eleonora, psicologa, psicoterapeuta presso il Centro di Psicoterapia Liberamente Ravenna